PESCHIERA
DI PUNTA DELLA VIPERA
Al
Km 66 della via Aurelia, nel mare, si trovano i resti di una grande
peschiera con vasche rettangolari disposte attorno a una centrale,
quadrata, che ne include a sua volta una circolare di circa 20 metri
di diametro. Il bacino rettangolare lungo 48 metri e largo 30 è
difeso dal mare da un muro frangiflutti esterno.
L’impianto fu costruito probabilmente alla fine del I secolo
a.C. e destinato all’allevamento di pesci e molluschi.
I muri, in opera reticolata, fatta eccezione degli archi di collegamento
tra le vasche e della parete esterna della vasca centrale costruiti
in laterizi, presentano aperture che permettevano il flusso delle
acque nelle varie vasche.
Nell’immediato entroterra, in un’area oggi completamente
edificata, negli scantinati della Villa Galliano si trovano alcuni
resti della parte termale di una villa d’otium.
Rinvenimenti di capitelli e decorazioni marmoree, tracce di pavimentazione
a mosaico e muri in opera mista e laterizia ne documentano la ricchezza
e l’estensione.
SANTUARIO ETRUSCO DI PUNTA DELLA VIPERA
Al Km 65,400 della via Aurelia,
adiacente la ferrovia, sono visibili i resti di un piccolo santuario
etrusco fondato nel 530 a.C. con ulteriori rifacimenti nella metà
del IV sec. e III sec. a.C., come attestano le terrecotte rinvenute,
oggi al museo di Civitavecchia.
Tali rifacimenti vengono riferiti a momenti storici precisi.
Il primo all’invasione di Dionigi di Siracusa nel 384 a.C.;
il secondo all’insediamento della colonia romana di Castrum
Novum posta poco più a sud nel 264 a.C.
Il santuario etrusco comprende un edificio temporale, un pozzo e
un altare, messo in luce fra il 1964 e 1967.
Il tempio, orientato a sud-ovest, era largo 7,80 metri e lungo 11,80;
nel II sec. a.C. ricevette un frontone decorato e agli inizi del
I sec. a.C. sono attestate sostituzioni di terrecotte architettoniche.
Il tempio, come documentano alcune iscrizioni vascolari, era dedicato
a Minerva, cui erano attribuite facoltà risanatrici e di
protezione delle nascite come attestano le ceramiche rinvenute ex
voto tra cui alcune statuette e teste fittili che rappresentano
Minerva, oggi esposte al museo di Civitavecchia.
L’altare, parzialmente ricostruito, era del tipo a U con basamento
modanato.
Verso la metà del I sec. a.C. parte del santuario, ormai
in abbandono, fu occupata da un’azienda agricola romana di
cui sono visibili il basamento per un torchio e alcune vasche di
decantazione.
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