CASTELLINA DEL
MARANGONE
Al Km 67 della via Aurelia, a circa un chilometro
dal mare, su di un colle denominato “La Castellina”
alla sinistra del torrente Marangone, sorgeva un centro etrusco,
a 130 metri sul livello del mare.
Il sottosuolo è costituito da strati di vario spessore, di
arenaria molto dura e compatta, alternati a strati argillosi.
Sulla
sommità del colle, dal quale si gode di un suggestivo panorama
con visuale sul mare e sulla vallata del torrente Marangone, si
conservano i resti di un insediamento etrusco circondato da una
muraglia che doveva raggiungere un perimetro di circa 700 metri,
costituita in larghezza da una fila di blocchi squadrati di arenaria
grossolana, facilmente lavorabile, detta “scaglia” con
altezza che in origine non doveva superare i quattro metri.
Le ricerche sul territorio portarono alla scoperta di un tratto
di rete stradale interna e resti di edifici ad essa adiacenti.
Scorie di fusione sono state rinvenute in alcuni sondaggi compiuti
all’interno dell’insediamento, ritenute con grande probabilità
residui di minerale ferroso tolfetano a testimonianza del possibile
ruolo svolto dal centro nello smistamento dei metalli che provenivano
dal bacino della Tolfa.
L’area mineraria era collegata al mare attraverso il torrente
Marangone dominato nel suo corso finale dall’abitato della
Castellina e dotato, alla foce, di un piccolo santuario arcaico
certamente legato ai traffici marittimi.
L’insediamento fu probabilmente abbandonato quando fu fondata
la vicina colonia di Castrum Novum (264 a.C.).
Il territorio compreso fra l’abitato e il mare è costellato
di nuclei di tombe non più visibili, sparsi nelle località
di Volpelle, Marangone e Semaforo di Fosso Cupo. I materiali rinvenuti
sono conservati nel museo di Civitavecchia.
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